Il citomegalovirus (CMV) è un virus comune che solitamente causa infezioni asintomatiche o lievi simili all’influenza o alla mononucleosi. Tuttavia, durante la gravidanza, può rappresentare un rischio significativo per il feto. Vediamo di capire meglio le implicazioni, i rischi e le misure preventive associate a questa infezione durante la gestazione.
Cos’è il citomegalovirus?
Il citomegalovirus (CMV) è un membro della famiglia degli herpesvirus. Sebbene l’infezione da CMV sia spesso innocua per la popolazione generale, può diventare pericolosa se contratta durante la gravidanza. Questo perché il virus può attraversare la placenta e infettare il feto, con potenziali conseguenze per la salute del neonato.
Rischio di trasmissione al feto
La probabilità che il CMV venga trasmesso al bambino varia a seconda che si tratti di una prima infezione o di una reinfezione. Se la madre contrae il CMV per la prima volta durante la gravidanza, il rischio di trasmissione al feto è di circa 30-40%. Tuttavia, in caso di reinfezione, il rischio scende drasticamente a circa il 2%.
In Italia, circa 80% delle donne adulte ha già contratto il CMV almeno una volta prima della gravidanza, riducendo significativamente il rischio di trasmissione durante una eventuale reinfezione.
Conseguenze dell’infezione congenita
Se il CMV viene trasmesso al feto, le conseguenze possono variare. La maggior parte dei neonati infetti (85-90%) non presenta sintomi alla nascita e non sviluppa problemi di salute significativi. Tuttavia, circa 10% dei neonati asintomatici può sviluppare problemi di udito nel tempo.
Nei casi più gravi (10-15%), l’infezione può causare sintomi sia prenatali che postnatali, come:
- Fegato ingrossato
- Ritardo di crescita intrauterino
- Ittero
- Petecchie (piccole macchie rosse sulla pelle)
- Segni neurologici
Combinando i dati, si stima che problemi di salute gravi si manifestino in media in 3-6 bambini su 100 le cui madri contraggono il CMV per la prima volta durante la gravidanza, e in 3 su 1000 in caso di reinfezione.
Modalità di trasmissione
Il CMV si trasmette attraverso contatti stretti con persone infette, tramite saliva, sangue, urine e rapporti sessuali. Le persone più esposte sono quelle che lavorano a stretto contatto con bambini piccoli, come negli asili nido, poiché possono entrare in contatto con saliva e urine durante il cambio dei pannolini.
Diagnosi
La diagnosi di infezione da CMV si effettua tramite esami del sangue che rilevano la presenza di anticorpi specifici. Gli anticorpi IgM indicano un’infezione recente, mentre gli anticorpi IgG indicano un’infezione passata. Questo esame aiuta a determinare il rischio per il feto durante la gravidanza.
Prevenzione
Per ridurre il rischio di contrarre il CMV durante la gravidanza, sono consigliate alcune misure preventive:
- Evitare attività che comportano un contatto stretto con bambini sotto i 3 anni, come il lavoro negli asili nido.
- Lavare frequentemente le mani con acqua e sapone, soprattutto dopo il cambio dei pannolini o la pulizia del naso o della bocca dei bambini.
- Evitare di baciare i bambini piccoli vicino alla bocca.
- Non condividere alimenti, bevande, posate, bicchieri e spazzolini da denti con i bambini piccoli.
Gestione dell’infezione durante la gravidanza
Se una donna incinta contrae il CMV, è importante monitorare la situazione con attenzione. Sebbene non vi siano trattamenti sicuri ed efficaci per prevenire la trasmissione al feto o per ridurre le conseguenze dell’infezione, è possibile eseguire un’amniocentesi per verificare se il virus è stato trasmesso al feto. Questo esame può essere eseguito non prima della 21esima settimana di gestazione e almeno 6 settimane dopo l’infezione materna.
In conclusione, il CMV rappresenta una potenziale minaccia durante la gravidanza, ma con una diagnosi precoce e adeguate misure preventive, il rischio di trasmissione e le conseguenze per il feto possono essere gestiti in modo efficace.