La pratica della placentofagia ha guadagnato notorietà grazie al sostegno di celebrità come Nicole Kidman e Claudia Galanti, che affermano che mangiare la placenta offre benefici per la pelle, l’umore e il legame con il neonato. Questa pratica, originaria della medicina cinese e comune tra molti mammiferi, si basa sull’idea che il tessuto placentare sia ricco di ormoni, minerali, vitamine e amminoacidi.
Mancanza di evidenze scientifiche
Tuttavia, una ricerca pubblicata su Archives of Women’s Mental Health dalla Northwestern University ha esaminato dieci studi sulla placentofagia, concludendo che non ci sono prove scientifiche solidi a supporto dei presunti benefici per il corpo e la mente. Contrariamente alle testimonianze personali diffuse, non esistono evidenze che la placentofagia possa migliorare elasticità della pelle, produzione di latte materno o prevenire la sindrome del terzo giorno.
Rischi nascosti
In realtà, la placentofagia potrebbe comportare rischi sconosciuti, inclusi possibili contaminazioni microbiologiche o esposizione a sostanze nocive accumulate nel tessuto durante la gravidanza. Questi rischi sollevano preoccupazioni sulla sicurezza della pratica, che potrebbe non essere così innocua come molti credono.
Oltre alle considerazioni scientifiche, la placentofagia solleva questioni etiche e culturali significative. Mentre alcune culture tradizionali considerano il consumo della placenta parte di rituali di guarigione e rinascita, nelle società moderne c’è un crescente dibattito sulla sua validità e sugli effetti reali sulla salute delle donne.
Educazione e informazione
È essenziale educare le donne sulla mancanza di evidenze scientifiche riguardo alla placentofagia e sull’importanza di prendere decisioni di salute basate su informazioni validate e provate. In un’epoca di informazioni rapide e tendenze influenzate dai media e dai social network, è cruciale adottare un approccio critico e basato su prove empiriche.