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Diagnosi prenatali: amniocentesi e villocentesi

Amniocentesi e villocentesi sono due tecniche di diagnosi prenatale invasive che permettono di diagnosticare eventuali anomalie genetiche o cromosomiche

Diagnosi prenatali: amniocentesi e villocentesi
Diagnosi prenatale (©depositphotos)

Nel corso della gravidanza, la salute del nascituro è una priorità assoluta per ogni genitore. La medicina moderna offre diverse tecniche diagnostiche per monitorare lo sviluppo del feto e identificare eventuali anomalie genetiche o cromosomiche. Tra queste, l’amniocentesi e la villocentesi sono due procedure fondamentali, ognuna con caratteristiche, vantaggi e rischi specifici. In questo articolo, esploreremo in dettaglio queste due metodiche, aiutando i futuri genitori a comprendere meglio le loro opzioni.

Amniocentesi

L’amniocentesi è una procedura diagnostica prenatale che viene generalmente eseguita tra la 15ª e la 20ª settimana di gravidanza. Questa tecnica consiste nel prelevare una piccola quantità di liquido amniotico, il quale circonda il feto all’interno dell’utero. Il liquido amniotico contiene cellule fetali che possono essere analizzate per individuare anomalie genetiche, come la sindrome di Down, la fibrosi cistica e altre patologie ereditarie.

Procedura: l’amniocentesi si svolge sotto guida ecografica per garantire la massima precisione. Un ago sottile viene inserito attraverso l’addome della madre e nell’utero per prelevare il liquido amniotico. La procedura dura generalmente pochi minuti e richiede solo un breve periodo di riposo successivo.

Vantaggi: è considerata una delle tecniche più accurate per la diagnosi prenatale, con un alto tasso di precisione nei risultati. Inoltre, può anche rilevare anomalie del tubo neurale, come la spina bifida, tramite l’analisi della concentrazione di alfa-fetoproteina (AFP) nel liquido amniotico.

Rischi: come ogni procedura invasiva, l’amniocentesi comporta alcuni rischi, sebbene minimi. Tra questi vi è un leggero rischio di aborto spontaneo, stimato intorno allo 0,1-0,3%. Altri rischi includono infezioni, perdita di liquido amniotico e lesioni al feto, anche se questi sono estremamente rari.

Villocentesi

La villocentesi, o campionamento dei villi coriali, è un’altra tecnica diagnostica prenatale, che può essere eseguita tra la 10ª e la 13ª settimana di gravidanza. Questa procedura prevede il prelievo di un piccolo campione di tessuto dai villi coriali, strutture microscopiche che fanno parte della placenta e contengono lo stesso patrimonio genetico del feto.

Procedura: la villocentesi può essere eseguita per via addominale o vaginale, a seconda della posizione della placenta. Un ago sottile o un catetere viene inserito per prelevare un campione dei villi coriali sotto guida ecografica.

Vantaggi: uno dei principali vantaggi della villocentesi è la possibilità di ottenere risultati diagnostici precoci, spesso già nel primo trimestre. Questo permette ai genitori di avere informazioni cruciali sulla salute del feto in una fase iniziale della gravidanza.

Rischi: anche la villocentesi comporta alcuni rischi simili a quelli dell’amniocentesi, inclusi un rischio di aborto spontaneo leggermente superiore, stimato intorno all’1%, e rischi di infezioni o complicazioni minori. Tuttavia, la possibilità di ottenere diagnosi precoci spesso bilancia questi rischi per molti genitori.

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